Monastero di Notre Dame de Mvanda

Come Associazione abbiamo deciso di sostenere suor Barbara d’Osasco in Congo e ripensando un po’ alla storia di Gilda ci sembra quasi quella realtà che raccoglie l’essenza anche di quella che è stata la sua volontà: la missione ad gentem. Se pensiamo al Monastero di Notre Dame de Mvanda ci ricordiamo della volontà di sostenere Gilda con la preghiera orante e continua delle consacrate trappiste. E dentro questa preghiera ci vediamo ogni persona che ha pregato per Gilda e che ci ha consentito di vedere oltre, guardare con gli occhi puntati verso l’Alto.

Un Monastero è come un albero il cui elemento vitale è invisibile agli occhi.

L’albero vive grazie a delle radici profondamente immerse in un terreno nutriente e in un modo invisibile e silenzioso produce ciò che è più prezioso per gli esseri umani: l’ossigeno! Ed è così per ogni monastero contemplativo. Prende la sua sostanza da una vita radicata nella Parola meditata, celebrata e vissuta. La Parola è un terreno nutriente. Diffonde silenziosamente, quasi senza averlo desiderato, ciò di cui le creature umane hanno bisogno oggi come dell’ossigeno: la Presenza amorosa del Dio Trinità.

Il piccolo albero di Mvanda (dell’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza, meglio conosciuti come Trappisti) è stato piantato sulla collina di Kikoti, a Kikwit, in Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire) nel 1991, su richiesta del vescovo di Kikwit, Mgr Eduard-Marie Mununu Kasiala, anche lui Trappista.

Il gruppo delle sorelle fondatrici veniva dal Monastero Cistercense dell’Étoile Notre-Dame, a Parakou, nel Benin. A quest’epoca, la collina non era abitata. Dopo l’arrivo delle sorelle trappiste, lungo gli anni, altre comunità religiose si sono stabilite attorno al Monastero, all’ombra di quest’albero all’apparenza vigorosa ma che doveva ancora affondare le sue radici nel suolo prima che i suoi rami si sviluppassero. Dopo degli inizi coraggiosi, ma difficili, come si vive in ogni fondazione, un gruppo di sorelle italiane viene a rinforzare il gruppo presente nel corso dell’Anno Giubilare del 2000.

È il Monastero di Vitorchiano, in Italia, che ha risposto alla chiamata durante il Capitolo Generale dell’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza. Lungo questi anni, una sinergia si è sviluppata fra le monache e la popolazione della collina. Certe persone hanno trovato del lavoro al Monastero, il quale ha poi fornito delle fonti d’acqua per la gente del villaggio e ha aperto una strada per raggiungere la collina. Comunque, è una caratteristica delle fondazioni monastiche, nei luoghi di grande povertà, di diventare non soltanto dei luoghi di preghiera, ma anche nello stesso tempo dei luoghi di sviluppo agricolo e industriale. A partire dal 2005, si apre un grande cantiere di costruzione.

Si tratta della costruzione del Monastero: degli edifici per accogliere la Comunità, un chiostro e una Chiesa che segneranno una tappa importante per il radicamento del carisma Cistercense nel cuore della Comunità e, nello stesso tempo, per la gente di fuori, perché è vero che formiamo dei luoghi, ma è quanto più vero che sono i luoghi che ci formano! Questo è senza dubbio tanto più vero per quanto riguarda la vita monastica cistercense. Il cantiere durerà circa 5 anni, offrendo l’opportunità a un grande numero di persone di trovare del lavoro, e ovviamente, la dignità di guadagnare la propria vita e avere delle ragioni per le quali alzarsi la mattina! L’11 febbraio 2010, Mgr Mununu, nostro vescovo, potrà finalmente consacrare la chiesa Monastica dedicata a Maria Porta del Cielo. Qualche giorno dopo, il Monastero sarà eretto in Priorato dell’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza e si terrà l’elezione della prima Priora titolare della Comunità.

Come possiamo immaginare, c’è ancora un grande lavoro da fare in questo cantiere della formazione, particolarmente in Congo e in Africa in generale, ma possiamo dire che all’ombra dell’albero di Mvanda, i figli di Dio amano venire e imparare… e perseverare umilmente alla sequela di Cristo.

Estrapolato dallo scritto a Mvanda da Sr. Anna Chiara Meli, Priora della Comunità


Il lavoro della comunità consiste nella fattoria, fabbricazione di ostie, sapone, candele, produzione di marmellate e un piccolo laboratorio artigianale di pomate farmaceutiche.

Tranquilla qualunque cosa accada perché così deve essere

Lettera di suor Barbara il 1 giugno 2024

Paola e Pasquale carissimi, ripeto la mia e nostra commozione per il “fare” che Gilda vi chiede e a cui obbedite come chi vive una missione ricevuta e incontestabile. Gilda ci sta generando tutti! Vi rendete conto della fecondità di questa breve vita e del segno che ha lasciato? Sì, lo so che ne siete coscienti e molto fieri, e la gratitudine di noi altri cresce a dismisura! Grazie, grazie infinite e complimenti! Qualche giorno fa ho potuto avvicinare il giovane Joseph, e gli ho parlato qualche minuto. La Madre lo ha assunto totalmente, e lo sostiene come un figlio. Ora, siete voi a farlo!  E dobbiamo tanto ringraziare le tue amiche.

Non so se vi avevo ringraziato per il dono della macchina da cucire di Maria. Non l’ho mai vista, perché sono partita, ma so che era stata acquistata e non dubito che le sia di vitale importanza per poter continuare la scuola di taglio e cucito.  Anche di questo ringraziamo le tue amiche, contando anche sulla loro perseveranza, perché…. le superiori durano 5 anni, se tutto va bene…!

A Gilda dobbiamo molto.  Ma molto anche vogliamo ancora chiedere. Un’ora fa una delle 6 aspiranti, ha ricevuto la notizia della morte di una cugina che, mettendo al mondo il settimo bambino, chissà in quale dispensario del villaggio, certamente senza sangue e senza attrezzatura per il cesareo, è morta. Neanche una settimana dopo suo padre.  Ne soffre. Vorrebbe essere vicina ai suoi, ma comprende che se il monastero vuole aiutare la famiglia, è con i soldi di un viaggio lungo come il suo che può farlo… Dunque resta in monastero con questo dolore nel cuore. Sa che la preghiera conta di più. Ma le costa!  Allora chiediamo a Gilda di vegliare su questa famiglia povera, poverissima che deve affrontare un avvenire difficile.

Ora mi fermo, ma di intenzioni ne abbiamo tante ancora e noi già le diciamo a Gilda, sai!  Abbiamo ben capito che lei, lassù, …. continua “a fare”!!!! Vi abbraccio forte.

Barbara

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